lunedì 27 maggio 2013

Ragni, serpenti, scorpioni e zanzare...




Non so quanti fra di voi (la mia mamma di sicuro!) ricorderanno Robin Hood, il cartone animato della Disney in cui il celebre fuorilegge é impersonato da una volpe. E fra quanti ricorderanno il cartone, i cui personaggi hanno popolato la mia infanzia, non so quanti ricorderanno l'occhialuta tartaruga Tobia pronunciare il seguente giuramento:
"Ragni, serpenti, scorpioni e zanzare... Se io faccio la spia, ch'io possa crepare!"

Bene, questa è la filastrocca che pronuncio ogni mattina aprendo la porta del bagno, una sorta di anatema che spero possa allontanare le vivaci bestiole nostre coinquiline.
I ragni ce li abbiamo, ma si tratta di animali domestici che ogni tanto attraversano di corsa il pavimento. Quelli grossi li lasciamo nella foresta, dove se ne stanno appollaiati tra gli alberi con aria minacciosa, per la gioia di Marco. Certo, abbiamo anche le ragnatele, che attraversano i nostri abituali sentieri e che la sera sembrano fiorire dal nulla nel giro di pochi minuti. É divertente notare come io e Marco, quando camminiamo fianco a fianco alla luce della torcia, nello stesso istante portiamo una mano al viso, sul naso o su un braccio per scostare un filo tanto appiccicoso quanto invisibile!
Di serpenti per ora non se ne parla. Certo, abbiamo sentito vociferare di cobra che alla fine della stagione delle piogge escono dalle tane per guizzare tra le caviglie di un ignaro passante. Ma per ora, toccando ferro, non ne abbiamo avvistato nessuno. Forse anche perché quando attraversiamo la giungla per andare al villaggio, dopo il tramonto, parliamo a voce alta, cantiamo e battiamo forte i piedi, come si fa in montagna per scacciare le vipere. Peccato che, al posto di scarponcini da trekking rinforzati, noi giriamo in infradito!
Con gli scorpioni, abbiamo già dato. Ora scuotiamo per bene magliette e pantaloncini prima di indossarli, al mattino!
Anche sulle zanzare mi sono espressa a sufficienza! Nella nuova casetta si sta molto meglio, ma ciò non toglie che dopo tre giorni di pioggia tutta l'isola si sia trasformata nel paradiso di quelle maledette. Al tramonto, verso le sei e mezza, starsene placidamente sdraiati su un beruga ammirando il tramonto e sorseggiando una birra é come essere dati in pasto ai leoni. Come il sole cala dietro Bali... Tre, due, uno, all'attacco! Risultato: i miei piedi e le mie gambe sembrano reduci dal vaiolo, pieni come sono di bubboni mezzi scrostrati (perché poi é ovvio che io mi gratto!). L'Autan gli fa un baffo, a queste succhiatrici di sangue.
Però, ecco, quelle che mi lasciano ancora perplessa, quelle con cui ancora non riesco a convivere, sono le formiche! Capisco che lasciare un pacchetto di biscotti mezzo aperto sia un errore imperdonabile, e dopo l'esperienza egiziana con le formiche del deserto non posso che esserne consapevole e fare ammenda. Ma cosa ci trovino di succulento nei miei assorbenti sigillati questo proprio no, non lo capisco.
Un ultima nota e ringraziamento ai nostri amici topolini, ex coinquilini che abbiamo ospitato per qualche giorno: se avessi saputo che vi eravate infilati nel borsone Mares e che stavate rosicchiando con gusto il silicone della mia maschera di scorta (che ora é da buttare) vi avrei fatto fuori con la scopa!

Nessun commento:

Posta un commento